Nomadi Digitali, una naturale evoluzione
Nomadi Digitali
Una naturale evoluzione
Nomadi lo siamo sempre stati, digitali lo siamo diventati. Nomadi digitali è la naturale evoluzione delle cose. Diceva Charles Darwin, nel lontano 1859 nel suo libro “L’origine delle specie”, che sopravvive chi meglio si adatta al cambiamento.
Il nomadismo è stato legato intrinsecamente alla razza umana fin dalla sua nascita. Per la necessità di procurarsi del cibo, gli uomini si spostavano prima alla ricerca di animali da cacciare e frutti da raccogliere, poi per trovare terre fertili da coltivare. Naturalmente i bisogni si sono evoluti insieme all’Homo Sapiens Sapiens, ma il gene nomade è probabilmente rimasto nella nostra natura.
Come teorizzava il grandissimo sociologo polacco Zygmunt Bauman, attualmente ci troviamo in una “società liquida”, dove ogni categorizzazione del secolo scorso è sfuggente e inafferrabile, l’individuo è spaesato. Quindi perché non trasformare una crisi di sistema in una fonte di opportunità? Perché, riprendendo Darwin, è l’adattamento la chiave vincente. Se di fatto il posto fisso è ormai un’utopia e la costruzione della propria casa altrettanto, se la vita frenetica, la modernità e la competizione ci travolgono, perché non cavalcare l’onda e guardare più in là, senza trascurare i nostri bisogni e i nostri desideri?
L’aspirazione alla libertà di movimento sta tornando tra i primi posti nella classifica e coniugata all’esplosione del web fa nascere nuove professioni e categorizzazioni, tra cui i nomadi digitali.
Si tratta di persone che sfruttano l’uso delle tecnologie per svolgere il loro lavoro da remoto. In genere l’unica cosa di cui necessitano è una connessione wi-fi, per cui il loro ufficio si può trovare ovunque, in un bar in spiaggia in Thailandia, in un co-working a New York, in una biblioteca a Tokyo, in una caffetteria a Sidney. Insomma i nomadi digitali possono lavorare da qualsiasi parte del mondo sfruttando le potenzialità di internet. Ciò che una volta richiedeva un posto fisso, degli orari determinati, una certa continuità, oggi lascia spazio all’avventura. Impacchettano la loro vita in uno zaino con due magliette e uno spazzolino, ma guai se dimenticano il loro laptop e le loro attrezzature tecnologiche.
Stiamo quindi parlando di blogger, giornalisti, copywriter, web designer, social media strategist, programmatori, fotoreporter e moltissimi videomaker. Tutti lavoratori del cosiddetto “ecosistema digitale”.
È un fenomeno che si sta sviluppando soprattutto all’estero ( http://www.webworktravel.com/community/ ). Qui in Italia un po’ più timidamente, ma possiamo fare riferimento a questa piattaforma, con tanto di manifesto del movimento in infografica ( http://www.nomadidigitali.it/manifesto/ ). Il sito è corredato anche di una sezione in cui si possono trovare delle offerte di lavoro, mentre Pieter Levels, uno dei più famosi tra i nomadi digitali, ha redatto una lista per segnalare le migliori città in giro per il mondo dove lavorare come freelance ( https://nomadlist.com/ ).
A questo punto il rischio diventa quello di essere sempre in vacanza, ma lavorare più di prima!
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